Nella vita può capitare una disgrazia, l’importante è avere una persona cara che ti sta vicino. Nel matrimonio le due cose coincidono, ma anche se il vicino è proprio quello di casa, tu sei un griller e lui odia il fumo.
Ma non un fumo qualsiasi, il tuo.
Eppure te la immaginavi diversa: barbecue deflagrante, mentre sudi, tronfio e testosteronico, con una birra ghiacciata nella mano e alla tua destra, Miss maglietta bagnata e asciugata. Invece no, quegli infami del palazzo non vogliono sentire ragioni, e alla tua sinistra, quanta amarezza, c’è soltanto la moglie del portiere incazzato che ti cuoce le gonadi in low&slow.
Ma se vi dicessi che c’è un modo, perfettamente legale, per non trasformare la riunione di condominio nel finale di Scarface? Quali sono, ordunque, le leggi o i regolamenti cui far riferimento se vogliamo mettere il kettle sul terrazzo di casa?
Premessa: la normativa in materia di utilizzo del barbecue verte sulla legittimità delle immissioni di fumo conseguenti all’accensione o alla cottura. La norma fondamentale, in materia di immissioni nella proprietà del vicino, è l’articolo 844, I comma del codice civile. Che citiamo:
Lapalissiano: le immissioni di fumo o di calore prodotte dall’adorato barbecue, non possono essere impedite dal vicino di casa o dagli altri condomini, se non superano i limiti della normale tollerabilità.
Eppure esistono sentenze estremamente differenti, quasi antitetiche, tipo:
Giudice di pace di Torino Sez. II, con sentenza del 10/06/2010 dove i fumi vengono considerati un disagio e pertanto da ostracizzare:
La Cassazione, con sentenza del 18 marzo 1992, n. 3204 dove si consiglia di adottare quei meccanismi che consentono di mantenere i segnali di fumo nella soglia di tollerabilità:
Oltre all’art.844, possono sussistere ulteriori norme contenute nei regolamenti comunali e condominiali, che hanno una maggiore specificità rispetto al codice civile (si applicano al singolo Comune ovvero al singolo condominio) e possono disciplinare i rapporti tra vicini, anche in modo più coerente rispetto alla normativa dei codici.
Tutto inoppugnabile e assolutamente legittimo. Facciamo un ripasso delle sentenze:
Cassazione Civile, Sezione VI, sentenza del 18 gennaio 2011, n. 1064,
Cassazione, sentenza del 4 febbraio 1992 n. 1195,
Cassazione, sentenza del 7 gennaio 2004, n. 23,
Da una parte il codice civile dichiara che la signora del piano di sotto non può impedirmi a priori di produrre fumo, dall’altra mi obbliga a non esagerare, per non arrecare fastidio alcuno.
Da un lato è sedimentata la validità di regolamenti comunali o condominiali, più limitativi della legge stessa, dall’altro le immissioni di fumo non possono essere circoscritti entro soglie universalmente riconosciute.
Sì ma, qual è il limite? Se parliamo di rumore è facile, ci sono i decibel, si può misurare. Ma il fumo è come la sfiga, non lo puoi quantificare.
Tutto dipende dalla valutazione discrezionale del giudice di pace: abbiamo quindi un limite di tollerabilità al fumo definito dal volere del giudice. Per sottolineare il concetto, la cassazione ha anche stabilito che non è nemmeno obbligatorio da parte del giudice ricorrere a perizie di sorta.
Cass. n.5215 del 09/5/95 e Cassazione 21 gennaio 1998, n. 739
…e che non è necessario aver provocato direttamente un danno, poiché basta l’attitudine della natura dei gas ad essere molesti:
Cass. pen., sez. VI, 11 aprile 1990, n. 5312
Lo sappiamo, siete grigliatori dotati di senso civico e sconforto, ma noi un consiglio vogliamo darvelo.
Ve lo ricordiamo come farebbe vostra madre: cercate di mantenere buoni rapporti con il vicinato, siate ragionevoli e rispettosi. Non è necessario affumicare il bucato dell’inquilino del terzo piano, piuttosto lanciategli una costina dalla finestra. Posizionate il barbecue in una zona del terrazzo/balcone che non consenta ai fumi di entrare nelle abitazioni dei vicini, e fate sempre attenzione al vento.
Per chi utilizza un bbq a gas: siete senz’altro “avvantaggiati”, il plus di queste macchine è che per portarle a temperatura non si produce fumo. Prediligete le cotture indirette, che sprigionano una minore quantità di miasmi. È senz’altro più semplice che convincere l’anziana del pianterenno che averci le camicie che profumano di mesquite conferisca un allure esotica irresistibile.
Per la loggia dei carbonari: è una condizione necessaria, l’accensione del carbone (potete scordarvi la brace ricavata da legna) passa attraverso la produzione di fumo, così come è incontrovertibile che un vicino immerso nel puzzo, rompe senz’altro le palle. Per limitarla al minimo il fenomeno, potete ricorrere al cesto abbinato ad un accenditore elettrico (oppure a invenzioni geniali come questa). Archiviato il problema, buttatevi sulla cottura indiretta.
E condividete, sempre. Perché a stomaco pieno, siamo tutti più simpatici.
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