L’Hamburger Gourmet sta vivendo anni di estrema espansione, per certi versi ai limiti del concepibile.
Vi sono parecchie realtà, nate prima del vero e proprio boom, che sono riuscite negli anni a far valere il proprio marchio sviluppando un prodotto “all’italiana” tanto godurioso quanto ricercato; è il caso dei già citati Mystic Burger e Fatto-Bene, per i quali ribadiamo un grosso segno di stima e affetto.
Lo stesso non si può dire di gran parte delle centinaia di attività che aprono ogni giorno e che stanno contribuendo a trasformare il settore in un caotico e maldestro teatrino, tra frasi fatte, vanti, marchette e le classiche sigle attira-cliente quali bio, vegan, km0, solo carne italiana e bla bla bla.
Quando l’esagerazione si fa largo tra le povere cervella del consumatore, rifugiarsi nel caldo salotto della semplicità può essere la soluzione, un po’ come un pranzo a base di Lasagne di nonna Assunta dopo un lungo viaggio di lavoro.
In questo frangente, la tanto criticata cultura gastronomica americana potrebbe portare non poche soddisfazioni. Eh sì, perché sebbene l’idea comune e condivisa del fast food d’oltreoceano risalga alle celebri catene mondiali, si tratta in realtà di un concetto ben lontano da quel junk food offerto da qualche multinazionale. Non a caso l’hamburger è uno dei simboli degli Stati Uniti, dove esistono migliaia di realtà improntate dalle tradizioni territoriali e dall’indiscutibile qualità. O ancora marchi di innegabile successo che fanno leva su semplicità e freschezza degli ingredienti, al punto da aver spinto il buon George Motz verso un viaggio alla scoperta del panino più celebre dell’intero globo e a riportarne le cronache nel suo Hamburger America, una guida State-by-State tra ben 150 Burger Joints, dal quale sono stati tratti in seguito un omonimo documentario e lo show televisivo Burger Land.
A tal proposito, una delle vere e proprie icone del settore è Shake Shack, nata nel 2000 nel Madison Square Park come semplice chiosco per hot dogs e divenuta oggi un enorme catena dai profitti esagerati e dalla coda chilometrica; l’hamburger simbolo del joint è un semplicissimo Cheeseburger concepito con ingredienti freschissimi e per il quale la società vanta l’utilizzo di sola carne di angus libera da ormoni e antibiotici.
In Italia non avremo Shake Shack, ma qualche annetto fa ho scoperto con sommo gaudio la valida ciccia fornita dal 212 Hamburger & Delicious, parte di un piccolo gruppo di locali situati a Milano, che comprendeva anche il 212 Rotisserie & Delicious specializzato in pollo e prodotti di rosticceria e il Carolina’s dedicato all’American Barbecue.
Vent’anni di golosa esperienza nell’ambito della ristorazione, unita all’ispirazione nata dopo un viaggio negli States, hanno contribuito a creare il progetto United Tastes of Hamerica’s di Riccardo Boggiani, l’amministratore delegato di Foodelicious, che circa un anno fa ha raggruppato sotto un unico concept il valore di queste tre magiche esperienze. L’obiettivo era quello di portare in tavola la tradizione della carne americana, espandendosi per altro tra le mura di Padova, Ibiza, Bologna, Treviso e Trieste.
Tutto, nel senso buono, anzi ottimo, del termine. Il progetto si è evoluto, unificando le voci sotto una bandiera condivisa non solo di nome ma di fatto, ristrutturando e rinominando i vecchi locali oltre a crearne di nuovi.
New York, Boston, Chicago, Dallas, San Francisco e Malibu: ogni ristorante è testimone della cultura e del fascino americani, ed è stato concepito per raccontare l’America e le sue città più rappresentative. Grazie all’iconografia della città da cui prende il nome, l’intento vuole proprio essere quello di far respirare l’aria e le atmosfere di una famosa città americana, assaporandone il gusto e l’identità specifica.
Nel 2015 ero stato nel piccolo take away in Corso Porta Ticinese che all’epoca era conosciuto come 202 Hamburger & Delicious, oggi divenuto l’Hamerica’s New York; lo stile è rimasto fresco, pulito e accogliente, ed è stato personalizzato per evidenziarne l’appartenenza al contesto sopra citato: dall’abbigliamento del personale, all’arredamento che combina pezzi di artigianato e di recupero, fino ad arrivare ai piatti tipici delle metropoli o ad esse ispirati.
Lo spazio varia da locale a locale e a Milano le mura non erano poi così ampie. Ma che si tratti di New York, Boston o Chicago si ha sempre l’impressione di sentirsi a casa. Sarà forse per gli hamburger dalla ricetta classica e vicina all’immaginario comune, che inevitabilmente fanno respirare un’aria familiare nonostante non si tratti di prodotti della nostra tradizione.
Qualche riga sopra vi parlavo di un hamburger sinonimo di America, un viaggio non più ideologico ma fisico, compiuto oltre che dal buon George Motz, anche dai ragazzi di Foodelicious. Nel loro itinerario hanno concepito un vero e proprio menu, assaggiando, testando e sperimentando le ricette dopo un’intensa sessione di fuoco e fauci con le più popolari varianti nelle principali città degli States, per poi riportarlo in Italia con l’ambizione dichiarata di farne il miglior hamburger in città, l’autentico e originale panozzo americano.
Negli anni, peraltro, è aumentata in modo smisurato l’attenzione per la materia prima, eliminando ogni traccia di pregiudizio verso quei fast food che qui diventano veri e propri comfort food, dove la gente può sentirsi a casa gustando piatti tanto golosi quanto familiari: parliamo di carne di manzo (purtroppo non identificato) locale che viene consegnata ogni giorno senza essere surgelata, verdure e dolci autonomamente prodotti, salmone fresco e pane preparato ogni notte da panetterie limitrofe.
Per quanto riguarda gli hamburger la scelta parte dalle basi, per poi spingersi con qualche ingrediente più in là grazie alle declinazioni previste in ogni format (di solito focalizzate in un burger o sandwich della lista) o in preparazioni attinte dal repertorio Barbecue, tra cui le Ribs di maiale marinate in salsa BBQ e cotte per circa 5 ore, affumicate con chips di ciliegio bagnato nel brandy.
Classic, Bacon, Cheese, Chicken, fino ad arrivare a un godurioso 212 Burger che abbiamo voluto addentare di persona: un gusto semplice e riconoscibile, ma perfettamente equilibrato, dove peraltro si rende necessaria una cottura condotta con criterio, per mantenere elevata l’esperienza complessiva. I patty vengono cucinati su fry top rettangolari, mentre il formaggio e la corona del bun vengono impilati direttamente sulla carne per uniformare la temperatura degli ingredienti e rendere coeso l’insieme; crosticina croccante, formaggio cremoso e un brioche bun soffice e leggero rendono gli hamburger di Hamerica’s tra i più buoni mai assaggiati.
Il tutto viene servito in originali cestini di vimini e accompagnato da patate fritte, a scelta tra le classiche French Fries, le Fried Potatoes con la forma a barchetta, o le fenomenali Dippers con la buccia.
Da annoverare tra le esperienze gustative forti è senz’altro il Kickass Burger, una torre difficile da scalare, ma che sconfigge senz’altro la fame.
Chiudono la lista le classiche voci per chi non ama la carne, tra le quali figurano il Veggie e un ottimo Salmon Burger.
Note positive per quanto riguarda i prezzi, che vanno dagli 8.5 euro per il Classic, agli 11 del 212, fino ad arrivare ai 15 dei panini speciali come il New York Burger (patty di manzo, cheddar stagionato, bacon, insalata con salsa Thousand Island e patate tartufate).
Lo stesso non si può dire, purtroppo, delle bevande, che a parte i classici Soft Drink propongono una blasonata Carlsberg senza infamia e senza lode.
Si recupera sui dolci, con gli spettacolari Cupcakes che hanno contribuito a far conoscere Foodelicious, e che ricordiamo essere autonomamente prodotti.
Gli United Tastes of Hamerica’s hanno pienamente centrato l’obiettivo: proporre un format caratteristico, fortemente improntato sull’immaginario di una nazione lontana, ma reso al contempo semplice e familiare, coccolando il cliente tra i caldi profumi di un hamburger e le dolci note della musica dal vivo.
E a quelli che ancora oggi si chiedono cosa ci possa essere di tanto complicato nell’impilare 3 o 4 ingredienti e rinchiuderli tra due fette di pane rispondo: non avete mai provato i burger di Foodelicious.
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