Ogni volta la stessa storia: “l’ho digerito dopo tre giorni, non ci torno più al MCDonald’s”; tutti, però, alla prima occasione, ad esempio per una cena-schifezzuola dopo il cinema, ci ritornano.

Se la catena è presente praticamente in tutto il mondo e macina numeri di vendite giganteschi, ci sarà sicuramente una ragione.
Attualmente questa ragione a molti sfugge e, anche volendo lasciar da parte la caccia alle streghe e l’allarmismo tipicamente stelle e strisce (vi ricordate tutta la questione della pink slime?), la grande affluenza di consumatori ricorrenti sembra un po’ un piccolo mistero: tutti a spendere soldi per quei panini bruttarelli e tristi.

Sentivamo il bisogno di fare chiarezza.

Andiamo con ordine:

I Burger di McDonald’s

L’offerta di panini con carne è piuttosto vasta, collaudatissima, rinnovata spesso (anche con prodotti più o meno locali, almeno sulla carta), per tutti i gusti: manzo, pollo, vegetariani. Con bun di differente foggia e consistenza o in wrap. Accontentano tutti i palati e intanto la clientela si espande.

I panini e sandwich molto invitanti nelle foto sui giganteschi menù a parete o nei nuovi (e divertenti) totem touch screen; non sono però così affascinanti una volta giunti nel vassoio:

Ecco il Big Tasty Bacon sul menù…

…e il Big Tasty Bacon nella realtà.

Qui iniziano le delusioni, quell’amarezza che ci fa dire, a bocca piena, “no basta non ci torno più”.
E’ proprio la carne la parte peggiore: il patty (la polpettina di carne macinata e pressata) è quasi nero, asciuttissimo, estremamente sottile. Niente a che vedere con la foto promozionale che propone la carne di un bel rosso intenso, luccicante di umidità, compattata in un patty alto un dito.

Il formaggio cheddar non si può considerare esattamente filante: è più simile a una colata di adesivo epossidico strutturale ad alte prestazioni.

Eppure, in tutta onestà, questo panino porta un discreto piacere al palato: non è questa gran bontà, ma quando la fame pressa ce lo mangiamo tutti avidamente. Svelami il tuo segreto, panino deludente ma di perenne successo.

Rischiando il tutto per tutto, vediamo insieme come è composto questo Big Tasty:

Il noto bun (il panino tondo e morbido) col sesamo McDonald’s, scaldato e abbrustolito leggermente sulla piastra dalla parte interna; due patty (i dischi di carne) molto scuri, molto asciutti, con carne macinata a grana finissima: due, ben due fettine di bacon non croccante, non saporito; formaggio fuso o comunque qualcosa che fa le veci del formaggio e una salsa in generosa quantità.

Difficile trovare un patty più sottile, composto da macinato più fine di così.

Volete imbarcarvi in un’esperienza agghiacciante?

…date un morso o due (temerari!) alla carne da sola. Senza pane, senza salse.

Sapore di ragù vecchio misto a lesso, consistenza truciolare, niente che sia lontanamente gustoso o in qualche modo gratificante.
Inutile scrivere da ogni parte “carne 100% bovina”. La parte più importante della preparazione è a tutti gli effetti detestabile.

Onestamente: con un macinato così fine non vi viene qualche pensiero malizioso? Una mezza idea che più riesci a tritare meno si riesca a capire cosa fosse in precedenza? Certo non vogliamo alimentare quelle brutte voci incontrollate di qualche anno fa che potrete leggere in rete.

Quindi ricapitolando: il bacon non si percepisce, il formaggio ricorda un polimero di ultima generazione, la carne è un disastro. Eppure, eppure.

Eppure non è così male, e lo mangerete di nuovo.

Vi ritroverete con poco tempo a disposizione, o con una fame da lupi in un orario non tradizionale, tutto il resto sarà chiuso, magari sarete in un Paese straniero di cui detestate la cucina e un Big Tasty sarà la salvezza. Vi precipiterete a un totem touch screen, vi divertirete a personalizzare in ogni dettaglio il vostro panino, verrete spinti a prendere patatine e bibite più grandi per soli 30 cent di sovrapprezzo, verrete consigliati e finirete per prendere anche un inutile dessert, che comunque non costa tanto e non è così orrendo.

Sapevate che le patatine fritte devono essere consegnate entro sette minuti? Il motivo è molto semplice: dopo questo tempo diventano immangiabili. Acquistano una consistenza cartonata e papposa intollerabile.
Per i panini, una volta “montati” e messi nell’attraente cartoncino, il discorso è simile: il tempo di vita è di dieci minuti, nel dispenser da dove il cassiere li recupererà, passati i quali si getta tutto. Non si può consegnare al cliente, il sapore non sarebbe più all’altezza.

Adesso rimettiamo assieme il panino:

Ecco a voi un pasto accettabile. Abbastanza accettabile da farvi ritornare. Il segreto è proprio nell’insieme.
Il bacon è insapore, ma contribuisce a dare sapidità all’hamburger: se siete particolarmente fortunati vi donerà anche un po’ di croccantezza, ma non sempre accade. La carne praticamente contribuisce solo a farci avvertire la texture e la consistenza che ci aspetteremo da un burger, il formaggio si occupa della percezione di grassezza, ma tutto il resto lo fa la salsa.

La salsa è dolce, aspra, grassa, salata, molto profumata, non è riconducibile a qualche sapore in particolare: sa di McDonald’s. Ha il sapore di un po’ tutto quello che il nostro palato si aspetta da un hamburger.

E badilate di Umami.

…Umami che nel nostro caso non è certo portato dal Parmigiano Reggiano o dal tartufo di San Miniato, no: glutammato monosodico a volontà.
Lo conoscete senz’altro, il sale di sodio dell’acido glutammico: è quello che trovate nei dadi per il brodo, oppure ovunque quando cenate a un ristorante cinese, ma anche nelle alghe e nei funghi.

Ecco qua: un esaltatore di sapidità, il glutammato, che ingigantisce ogni sapore: i contrasti di consistenza fra il morbido del formaggio fuso, il granuloso della carne, il croccante dei pomodori o dell’insalata (se ci sono), i contrasti di calore fra la carne calda e elementi freddi e il gioco è fatto. Le cellule gustative recettoriali sono martellate e vanno in brodo di giuggiole, decidendo che quel panino ci sta piacendo.

Non è tutto: la presenza di umami aumenta la salivazione e di conseguenza una sensazione legata all’appetito (e da qui il benessere legato ai primi morsi), ma alla fine del pasto contribuisce anche a dare un senso di sazietà (e di nuovo, benessere associato alla masticazione del panino): potete approfondire questo interessante argomento qui: The American Journal of Clinical Nutrition.

In conclusione:

McDonald’s ci offre una catena di punti di ristoro veloce, anche take-away direttamente dall’auto, con una distribuzione mondiale che ci fa da àncora di salvezza nei momenti di difficoltà geografico-alimentare; l’ambiente è (fintamente) familiare, ha un appeal clamoroso presso i bambini, ha un’interfaccia (i totem) divertente e immediatissima, è generalmente molto pulito e soprattutto ha azzeccato la chimica giusta per sfamarci e lasciarci un buon ricordo.
Contrasti di consistenza, contrasti di temperatura, giusta texture, salse praticamente ipnotiche che ci impongono di rimanere biochimicamente soddisfatti del panino.

In barba alla carne scadente, al formaggio industriale, al bacon triste: quelli di McDonald’s hanno costruito una serie di panini che chimicamente ci soddisfano.